Due Italie che faticano a fondersi.
"Costituire l’Italia, fondere insieme gli elementi diversi di cui si compone, armonizzare il Nord con il Sud, offre tante difficoltà quante una guerra contro l’Austria e la lotta con Roma." Così scriveva Camillo Benso conte di Cavour poco prima della sua morte.
In effetti unificare realmente il Sud al Nord costò di fatto una guerra. Non ci riferiamo all’impresa dei Mille, ma al lungo conflitto (1861-64) che oppose l’esercito regolare italiano a bande di contadini ribelli che erano presenti soprattutto nell’entroterra campano, lucano e pugliese. Questi contadini ribelli si organizzarono in bande non certo per il desiderio di un ritorno al passato ma spinti dall’insensibilità della nuova classe politica alla loro fame e miseria. Il nuovo stato italiano, dopo gli entusiasmi collettivi della guerra garibaldina e dei plebisciti, era apparso ai contadini poveri del Sud come un organismo estraneo.
Chi paga il prezzo dell'unificazione.
L’unificazione politica ebbe un importante risvolto economico: essa fu determinante per la formazione di un mercato nazionale.
Questo processo fu voluto dalla borghesia imprenditoriale del Nord e costituì un fattore di progresso per l’economia italiana.
Esso tuttavia ebbe anche degli effetti molto negativi. L’industria italiana restò concentrata nel Nord, mentre il Sud si sviluppava con molta lentezza. Veniva a formarsi così la questione meridionale, cioè la frattura fra il Nord industrializzato e il Meridione economicamente arretrato.
Per pagare i debiti dello stato, per costruire ferrovie, strade e ospedali vennero aumentate le imposte sui consumi e quindi vennero danneggiati i ceti più poveri.
L’unificazione italiana ebbe i suoi costi e a pagarli furono il Meridione e i ceti popolari.
L' Unità d'Italia
Al momento dell'Unità l'agricoltura era l'attività economica nettamente prevalente nel paese, si trattava però di un'agricoltura per lo più povera. Morto Cavour (giugno '61), il gruppo dirigente che tenne le redini del paese proseguendone l'opera fu quello della Destra.
Le si contrapponeva la Sinistra, che faceva proprie le rivendicazioni della democrazia risorgimentale. Destra e Sinistra erano espressione di una classe dirigente molto ristretta: il che diede un carattere accentrato e personalistico alla vita politica. I leaders della Destra realizzarono una rigida centralizzazione. Tra le circostanze che li spinsero in tale direzione va ricordata soprattutto la situazione del Mezzogiorno, dove l'ostilità delle masse contadine verso i "conquistatori" assunse col brigantaggio caratteristiche di vera e propria guerriglia.
Il brigantaggio fu sconfitto grazie a un massiccio impiego dell'esercito; restò tuttavia irrisolto il problema di fondo del Mezzogiorno, cioè quello della terra (latifondismo)
Le si contrapponeva la Sinistra, che faceva proprie le rivendicazioni della democrazia risorgimentale. Destra e Sinistra erano espressione di una classe dirigente molto ristretta: il che diede un carattere accentrato e personalistico alla vita politica. I leaders della Destra realizzarono una rigida centralizzazione. Tra le circostanze che li spinsero in tale direzione va ricordata soprattutto la situazione del Mezzogiorno, dove l'ostilità delle masse contadine verso i "conquistatori" assunse col brigantaggio caratteristiche di vera e propria guerriglia.
Il brigantaggio fu sconfitto grazie a un massiccio impiego dell'esercito; restò tuttavia irrisolto il problema di fondo del Mezzogiorno, cioè quello della terra (latifondismo)
Sul piano economico, la linea liberista seguita dal governo produsse un'intensificazione degli scambi commerciali che favorì lo sviluppo dell'industria e consentì l'inserimento del nuovo Stato nel contesto economico europeo.
Il tenore di vita della popolazione non migliorò a causa della dura politica fiscale seguita dalla Destra, soprattutto quando, dopo il '66, alla necessità di coprire gli ingenti costi dell'unificazione si sommarono le conseguenze di una crisi internazionale e le spese per la guerra contro l'Austria.
Il completamento dell'unità costituì uno dei problemi più difficili che la Destra si trovò di fronte. Falliti i tentativi di conciliazione con la Chiesa, riacquistava spazio l'iniziativa dei democratici; nel 1862 l'iniziativa garibaldina di una spedizione di volontari si risolse in uno scontro con l'esercito regolare (Aspromonte).
Nel 1864 fu firmata la Convenzione di settembre con la Francia, che prevedeva il trasferimento della capitale a Firenze. L'alleanza con Bismarck contro l'Austria e la vittoria prussiana consentirono nel 1866 l'acquisto del Veneto.
Il problema della conquista di Roma potè risolversi inaspettatamente con la caduta del Secondo Impero, che permise al governo italiano la presa della città (1870).
Nel marzo 1876, il governo fu battuto alla Camera su un progetto di legge relativo alla statalizzazione delle ferrovie. Il nuovo governo presieduto da Depretis segnava il definitivo allontanamento della Destra dal potere. Il governo della Sinistra approvò la legge Coppino sull'istruzione e fece la riforma elettorale dell' '82, che allargò anche se di poco la base elettorale. Se si escludono le zone più sviluppate del Nord, l'agricoltura italiana versava in condizioni assai arretrate, situazione ulteriormente aggravata dalle ripercussioni della crisi agraria, tra i cui effetti vi fu un rapido incremento dell'emigrazione.
La crisi agraria finì col favorire indirettamente il "decollo" industriale italiano, si affermò cosl una linea di appoggio dello Stato all'industria che si manifestò anzitutto nell'adozione di tariffe protezionistiche (1878 e 1887). Il protezionismo era una strada obbligata per l'industrializzazione del paese. Restava, e anzi si aggravava, lo squilibrio economico tra Nord e Sud.
La stipulazione della Triplice Alleanza (1882) costringeva l'Italia a rinunziare implicitamente alla rivendicazione del Trentino e Venezia Giulia, tenuta viva dal movimento irredentista.
Fu avviata in quegli anni un'espansione coloniale sulle coste del Mar Rosso. Il tentativo di estendersi verso l'interno portò al contrasto con l'Etiopia e all'eccidio di Dogali (1887).
Fu avviata in quegli anni un'espansione coloniale sulle coste del Mar Rosso. Il tentativo di estendersi verso l'interno portò al contrasto con l'Etiopia e all'eccidio di Dogali (1887).
Gli anni '80 videro una notevole crescita del movimento operaio, con la fondazione delle federazioni di mestiere e Camere del Lavoro, leghe bracciantili e cooperative agricole.
Nel 1892 fu fondato il Partito dei Lavoratori Italiani (poi Partito Socialista). La presenza cattolica nella società italiana, soprattutto nelle campagne, era massiccia. L'Opera dei Congressi sorse per organizzare tale presenza, secondo una linea di rigida opposizione al liberalismo e al socialismo. Alla morte di Depretis (1887) divenne presidente del Consiglio Crispi: la sua politica autoritaria e repressiva si accompagnò a una importante riorganizzazione dell'apparato statale.
Nel 1892 fu fondato il Partito dei Lavoratori Italiani (poi Partito Socialista). La presenza cattolica nella società italiana, soprattutto nelle campagne, era massiccia. L'Opera dei Congressi sorse per organizzare tale presenza, secondo una linea di rigida opposizione al liberalismo e al socialismo. Alla morte di Depretis (1887) divenne presidente del Consiglio Crispi: la sua politica autoritaria e repressiva si accompagnò a una importante riorganizzazione dell'apparato statale.
Nettamente diversa la politica di Giolitti, a capo del governo nel '92-93, imperniata su una più equa pressione fiscale e su una linea non repressiva nei confronti dei conflitti sociali.
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